Cari amici,

approfittando della pausa invernale sui campi da gioco, ed in attesa di tornarvi presto, voglio cogliere l’occasione per raccontarvi del baseball in modo un poco inconsueto, forse per questo ancor più entusiasmante.
Per farlo, mi piaceva l’idea di accostare questo sport a qualcosa di spettacolare, scenografico, e così, voglio parlarvi del nostro sport attraverso il cinema, andandolo a scovare là dove il Baseball è nato, là dove tutto ha avuto inizio, là dove il Baseball è una realtà. Negli Stati Uniti d’America.
In America, il binomio Baseball e Cinema ha sempre funzionato alla perfezione.
Infatti, a partire dal secolo scorso per arrivare ai giorni nostri, sono stati tanti e tali i film che hanno voluto in un certo senso rendere omaggio a quello che è da sempre lo sport nazionale, creando intorno a quel mondo storie fantastiche, oppure raccontando episodi di vita vissuta.

La storia del baseball americano è talmente piena di aneddoti da farli apparire come puri fatti di cronaca e di costume sociale tanto da rappresentare un connettivo della società statunitense che ha indotto il Presidente Andrew Johnson, a proclamare durante un discorso all’alba della pace dopo la sanguinosa Guerra Civile, che il Baseball era da considerare “sport nazionale”.  

Del resto il baseball si presta benissimo alla rappresentazione cinematografica essendo l’unico sport al tempo stesso di squadra ed individuale, nel quale l’uomo-atleta che pur fa parte di una squadra si trova contemporaneamente a duellare con l’avversario di turno.
Delle centinaia di film che si occupano di baseball solo una parte è giunta sugli schermi italiani. Cerchiamo di ricordarne i più noti, alcuni più tecnici e altri più frivoli ma tutti accomunati dagli stessi messaggi.

LE TOP HIT DEL BASEBALL

In cima alla classifica, assolutamente da non perdere, metterei “L’idolo delle folle” (storia vera) Io lo ritengo forse il film più toccante ed emozionante, nel quale si celebra la storia di un giovane newyorkese di origini tedesche che esce dalla povertà della sua famiglia di emigranti per diventare uno degli eroi più’ grandi della storia americana: Lou Gehrig.
Trovatosi a sostituire l’allora prima base titolare, il 2 giugno del 1922, venne schierato al suo posto e, da allora non saltò più una sola partita sino al 2 maggio del 1939: una serie ininterrotta di 2130 incontri che valse al grande Lou l’appellativo di “Iron Man”. Dopo quei fantastici 17 anni Gehrig fu costretto a lasciare la squadra a causa di una rara malattia per quei tempi, la SLA, da allora nota come “Sindrome di Lou Gehrig”, che lo portò velocemente alla morte il 2 giugno 1941, esattamente 19 anni dopo l’inizio della sua incredibile striscia record.
Celeberrimo fu il suo discorso del 4 luglio del 1939 allo Yenkees Stadium davanti a 61.000 spettatori. Era un requiem a se stesso che vi inviterei a leggere e a vedere. Fuori dallo stadio c’era un paese attonito che ascoltava queste toccanti parole: eccovi un piccolo passaggio “Ho passato 17 anni sul diamante e ho solo ricevuto gentilezza e incoraggiamento da tutti voi. E’ vero, mi devo fermare, ma ne è valsa la pena…”
Per interpretare questo film uscito nel 1942, fu scelto un altro idolo del tempo, Gary Cooper.

Il secondo posto della mia classifica personale, è occupato da “Otto Uomini Fuori“, tratto da una storia vera (“Eight men out” di John Sayle del 1988).
Nel 1919 i Chicago White Sox, superfavoriti per la vincita delle World Series, incredibilmente, vennero battuti per 5 partite a 3 dai Cincinnati Reds. Successivamente 8 giocatori dei White Sox vennero accusati di aver fatto perdere la propria squadra, implicati in un giro di scommesse. Per questo i White Sox del 1919 vengono ricordati come “Black” Sox.

Certamente da vedere è anche “The Babe, la leggenda”. Una storia sentimentale, simpatica e un po’ convenzionale ma con uno sfondo biografico, che racconta di George Herman Ruth, il più famoso giocatore di baseball di tutti i tempi, interpretato da un esuberante ed istrionico John Goodman.

Rimanendo tra sport e commedia non posso non suggerirvi di vedere tre pellicole il cui attore protagonista è Kevin Costner, un grande appassionato del batti e corri.
La prima è “The Field of Dreams”, film commercializzato in Italia come “L’uomo dei sogni”, film un po’ surreale in cui il protagonista decide di seguire una voce – ed in un certo senso i propri sogni – che lo porta a distruggere le sue coltivazioni per costruire al loro posto un campo da baseball. Dando così spazio ai suoi sogni, nei quali si sono rimaterializzati prima Shoeless Joe Jackson (Ray Liotta) e poi tutti gli otto dei Chicago White “Black” Sox.
Altra pellicola da annoverare è “Bull Durham”, film del 1988 di Ron Shelton con Susan Sarandon e Tim Robbins. La storia mette a confronto un catcher a fine carriera, passata quasi interamente nelle minors, con un giovane pitcher dal grande talento ma con parecchi problemi di controllo e a cui bisogna insegnare tutto, anche usando stratagemmi.
Ed infine “Gioco d’amore”. Billy Chapel, lanciatore dei Detroit Tigers a fine carriera, affronta l’ultima partita prima del ritiro. Dopo 19 anni nei Tigers, Bill decide di abbandonare dopo l’ultimo incontro della stagione contro i New York Yankees; il film alterna la cronaca della partita con il racconto degli ultimi cinque anni di vita del campione, soffermandosi sulla tormentata storia d’amore con Jane (Kelly Preston) il cui lieto fine coincide con la realizzazione per il campione, del sogno di ogni pitcher: la partita perfetta (nel baseball si verifica quando nessun battitore nel corso dei 9 inning riesce a conquistare una base).

Proseguendo con qualche altro film che ha ricevuto una certa notorietà anche qui in Italia, non fosse altro che per i personaggi che lo interpretano, è stato “Ragazze Vincenti”. Uscito nel 1992 per la regia di Penny Marshall, tra i suoi protagonisti ricordiamo Tom Hanks, Madonna ma soprattutto una bravissima Geena Davis. Il film vuole celebrare la Lega femminile di baseball, creata nel 1942 per riempire il vuoto lasciato, a livello di leghe minori, dalla partenza degli uomini per la seconda guerra mondiale

Tra i più “leggeri” non si può dimenticare “Il Migliore”, film del 1984 con Robert Redford e Kim Basinger sotto la regia di Barry Levinson.
Il film, che è tratto da un inquietante romanzo di Bernard Malamud, se ne differenzia nel finale, mettendo in scena un lieto fine che nel libro manca.
La storia del libro così come nel film, inizia con un giovane pitcher che sta andando in treno verso Chicago. dove lo attendono i Cubs. Sul treno però incontra una signora che, intendendo eliminare i migliori di ogni sport, lo porta in camera d’albergo a Chicago per sparargli. Parecchi anni dopo il giocatore riemerge in una squadra sull’orlo del baratro, e, nel frattempo convertitosi da pitcher in potente battitore, riesce a vincere le diffidenze di chi non ci pensa minimamente a farlo debuttare e porta la sua squadra alle World Series con un fuoricampo che centra l’illuminazione dello stadio.

Una squadra che dal fondo della classifica riesce a vincere la propria lega è la protagonista di un altro film. “Major League”, di David Ward con Tom Berenger e Cherlie Sheen, girato negli anni ’80, L’esilarante “Major League” vede la proprietaria della squadra che, per cercare di arrivare ultima e poter esercitare una clausola che le permetterebbe di spostare la franchigia in un’altra città mette assieme un gruppo di pazzi. Inutile dire che alla fine il gruppetto si mette a giocare sul serio, arrivando a battere i rivali Yankees.

Sicuramente da guardare è “L’arte di vincere” (Moneyball) storia vera di Billy Beane General Manager degli Oakland Athletics. Beane si vede negare dalla società un aumento del budget per poter competere con le squadre più ricche. Durante un incontro di mercato, conosce Peter Brand, un giovane laureato in economia a Yale con idee radicali sul come valutare un giocatore. Convinto dalle sue idee Beane assume Brand come assistente general manager degli Athletics, riuscendo a formare la squadra per la stagione del 2002 con le “scarse” disponibilità economiche a disposizione. Dopo un inizio di campionato non proprio esaltante, contro tutto e tutti, ma convinto della sua scelta, Beane convince il proprietario della squadra a mantenere questo cammino e le cose piano a piano migliorano, tanto da riuscire a stabilire il record dell’American League (tutt’ora imbattuto) di 20 vittorie consecutive. Nonostante tutto il loro successo, gli Athletics perdono nel primo round del post-season, questa volta contro i Minnesota Twins. Beane è deluso, ma soddisfatto di aver dimostrato il valore dei metodi suoi e di Brand. Beane rinuncia all’opportunità di diventare general manager dei Boston Red Sox, malgrado un’allettante offerta, ma è comunque orgoglioso perché i Boston Red Sox due anni dopo vincono le World Series grazie alle sue teorie.

Film imperdibile è “42 La vera storia di una leggenda Americana “ Il film narra la storia realmente accaduta nel campionato di baseball statunitense negli anni quaranta, nella quale si racconta di Jackie Robinson, il primo giocatore di colore a giocare nella Major League Baseball, inizialmente osteggiato da tutti compagni di squadra compresi, ma aiutato dal leggendario General Manager dei Brooklyn Dodgers, Branch Rickey, che coraggiosamente si oppongono al pregiudizio razziale nello sport cambiando per sempre il mondo del baseball americano.

Non so dirvi se mi sono dimenticato qualche pellicola nella quale si è celebrato il mondo del Baseball.

Possibile. In America, le riprese girate intorno a questo sport sono davvero tante.

Sperando di avere solleticato la vostra curiosità, Vi inviterei a guardarne intanto qualcuno.
Potreste rimanere sorpresi dalle emozioni, colpiti dalle storie incredibili che accompagnano quel mondo.
Un mondo sicuramente un po’ a parte, che meriterebbe di avere uno spazio maggiore anche qui in Italia,

Noi del Modena Baseball, nel nostro piccolo, ci stiamo provando.
Male che vada, avremmo sempre il piacere di raccontarvi di una nostra passione. E quindi, non sarà mai stata vana.

Non mi resta che salutarvi dandovi appuntamento al prossimo articolo e…. buona visione.

Claudio Champ Campioli

Di seguito la filmografia con i film più interessanti

  • L’idolo delle folle (The Pride of the Yankees), regia di Sam Wood (Stati Uniti d’America, 1942)
  • L’ultima sfida (The Babe Ruth story), regia di Roy Del Ruth, (1948)
  • Il ritorno del campione (The Stratton Story), regia di Sam Wood (1949)
  • Facciamo il tifo insieme (Take Me Out to the Ball Game), regia di Busby Berkeley (1949)
  • Prigioniero della  paura (Fear Strikes Out), regia di Robert Mulligan (1957)
  • Batte il tamburo lentamente (Bang the Drum Slowly), regia di John D. Hancock (1973)
  • Il migliore (The Natural), regia di Barry Levinson (1984)
  • Otto uomini fuori (Eight Men Out), regia di John Sayles (1988)
  • Bull Durham – Un gioco a tre mani (Bull Durham), (1988)
  • L’uomo dei sogni (Field of dreams), regia di Phil Alden Robinson (1989)
  • Major League – La squadra più scassata della lega (Major League), regia di David S. Ward (1989)
  • Major League – La  rivincita (Major League II), regia di David S. Ward (1994)
  • The Babe – La leggenda (The Babe), regia di Arthur  Hiller (1992)
  • Ragazze vincenti (A League of Their Own), regia di Penny Marshall (1992)
  • Campione per forza (Baseball), regia di Fred Schepisi (1992)
  • Angels (Angels in the Outfield), regia di William  Dear (1994)
  • The Fan – Il mito (The fan), regia di Tony Scott (1996)
  • Ed – Un campione per amico (Ed), regia di Bill Couturie (1996)
  • Gioco d’amore (For Love of the Game), regia di Sam Raimi (1999)
  • Hardball, regia di Brian Robbins (2001)
  • Un sogno, una vittoria (The Rookie), regia di John Lee Hancock (2002)
  • 3000 (Mr. 3000), regia di Charles Stone III (2004)
  • L’amore in gioco (Fever Pitch), regia di Peter e Bobby Farrelly (2005)
  • Gli scaldapanchina (The Benchwarmers), regia di Dennis Dugan (2007)
  • L’arte di vincere (Moneyball), regia di Bennett Miller (2011)
  • Di nuovo in gioco (Trouble with the Curve), regia di Robert Lorenz (2012)
  • 42 – La vera storia di una leggenda americana, regia di Brian Helgeland (2013)

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